Parlare al proprio tempo del proprio tempo attraverso il linguaggio della scultura è un compito per nulla facile, anzi denso di incognite se non di rischi.
Il primo tra i rischi a cui solitamente va incontro uno scultore, specialmente se giovane è quello di partire da una forma , un disegno un gioco di linee e di volumi con una loro intrinseca coerenza: di qui l’ansia malcelata di essere se stessi senza perdere il confronto con il presente , la realtà, i problemi di un’arte, quale la scultura, che fa della ricerca solitaria e , proprio per questo, esaltante oltre ogni limite e condizionamento, la sua grande scommessa, la sua grande sfida.
Tale premessa vale integralmente per le opere plastiche di Paola Margherita, per il suo tenace e intenso navigare in mare aperto, spinta e sostenuta da una tensione etica ed estetica che significa prima di tutto fare i conti con la propria libertà e necessità interna di ascoltare ciò che si agita nelle regioni più segrete della propria esistenza e del proprio universo immaginario.
Scolpire è per Paola Margherita far andare insieme il rigore della costruzione e il piacere del racconto. Proprio perché posta di fronte a un aspro quanto coinvolgente lavoro di sintesi, consistente nel prendere in considerazione la lezione degli artisti del passato, remoto e prossimo, da Donatello a Perez, di cui è stata allieva, fino a George Segal, non si accontenta delle formule consolidate, dei risultati acquisiti, ma è costantemente alla ricerca di una energia espressiva che si traduce in ritmo vibrazione e essenzialità di linee e un serrato intreccio di vuoti e di pieni.
Le immagini che quest’artista riesce a far affiorare da un ininterrotto viaggio attraverso gli elementi della natura, in primo luogo attraverso l’acqua, catturano immediatamente l’attenzione di chi guarda perché moltiplicano in maniera diretta, cioè con uno slancio emozionale e competitivo le traiettorie, addensano le azioni e drammatizzano lo spazio.
La canoa, i nuotatori, la tuffatrice, la fontana rappresentano non semplicemente i temi, i nuclei narrativi intorno a cui si sviluppa la ricerca di Paola Margherita, ma evidenziano e materializzano il senso della fluidità, della levità, della sospensione.
I corpi, certo, non perdono nulla della loro concretezza, sono pienamente visibili e riconoscibili nei loro muscoli, nella loro struttura geometrica, eppure quello che essi lasciano balenare, l’inquietudine, gli attriti, i desideri che riescono a comunicare appartengono a un’altra qualità del sentire del percepire.
Ciò che Paola margherita insegue e fa vibrare attraverso le sue sculture è una luce che sgorga dai gangli vitali della forma. E dello spazio.
Michele Sovente poeta testo dattiloscritto originale 1996